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Il CT Ugherani: "Una squadra emozionante a Parigi 2024"

L'inizio delle Paralimpiadi di Parigi 2024 è sempre più vicino. L'evento culmine di un lungo periodo di lavoro, sacrifici, allenamenti e risultati porta con sé sempre un primo bilancio, prima di pensare poi a quello che ci sarà da fare nei prossimi giorni. 

La fotografia di un triennio, successivo ai Giochi di Tokyo, che il Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Paralimpica - Giuseppe Ugherani - ha scattato in questa intervista rispondendo a diverse domande sulla spedizione azzurra che all'interno del poligono di Châteauroux vuole provare a svolgere un ruolo da protagonista.

L'Italia arriva alle Paralimpiadi di Parigi 2024 con ben 6 atleti qualificati al termine di un triennio di lavoro, dopo Tokyo 2021, che è stato ricco di soddisfazioni ma non semplicissimo. Ce lo puoi raccontare?
"Fino alla fine o quasi del 2022 identificherei il tutto con una parola: ricostruzione. Il periodo post pandemico non è stato facile, anche perché in coincidenza abbiamo dovuto affrontare la riforma dello sport. Si è dovuto lavorare sulla costituzione di uno staff tecnico con molte modifiche all'interno del suo organico e questo, inevitabilmente, è pesato anche sulla possibilità di trovare risultati a livello internazionale. Dall'inizio del 2023 in poi però, tutto si è riallineato. I risultati, con una maggiore stabilità, hanno cominciato ad arrivare e con loro anche le carte di qualificazione paralimpica per Parigi 2024. Ora, pur tenendo i piedi per terra, siamo consapevoli sia noi tecnici sia gli atleti di avere una squadra forte che può ottenere i risultati. Ma non è tutto, perché nel frattempo siamo riusciti, anche grazie al supporto della UITS, a iniziare un lavoro di programmazione che ci vede già instradati anche verso i Giochi di Los Angeles 2028. Il prossimo obiettivo, dopo le Paralimpiadi francesi, sarà quello di allargare il gruppo della Nazionale con più atleti e atlete in generale e di lavorare sulle specialità di Sh1 e sui contest riguardanti la pistola". 

Alle Paralimpiadi di Tokyo l'Italia riuscì a contribuire al medagliere della spedizione globale azzurra con una medaglia di bronzo vinta da Andrea Liverani. Qui quali sono gli obiettivi globali della squadra?
"In Giappone Andrea Liverani era davvero in forma e quella medaglia fu il coronamento di un periodo splendido. Qui per lui sarà diverso, perché arriverà in Francia dopo aver superato un grosso problema di salute, ma da un ragazzo con la sua tempra mi aspetto sempre che possa tirare fuori il colpo del campione e magari stupire tutti. In generale c'è una cosa che mi sento di dire da Commissario Tecnico: lo staff e gli atleti hanno davvero fatto il massimo per arrivare al meglio a questa Paralimpiade. Non vogliamo metterci addosso l'ansia da prestazione, vogliamo invece pensare uno step alla volta: il primo obiettivo sarà sempre quello quindi di cercare di trovare il maggior numero di finali e poi, una volta entrati nel numero di ristretto dei tiratori in gara per una medaglia, provare a prendersi qualcosa di pesante da mettere al collo. Vogliamo atleti che vadano sulle linee di tiro con consapevolezza e tranquillità e che anche se qualcosa dovesse andare male non si disperino, ma facciano loro un insegnamento per i prossimi appuntamenti".

La Nazionale Seniores alle Olimpiadi ha fatto vedere, pur in uno sport considerato individuale, di essere una squadra in tutto e per tutto. Sappiamo che la Nazionale Paralimpica ha sempre puntato molto su questo aspetto. Ci puoi raccontare il clima in squadra fra tecnici, loader e atleti?
"Sono molto contento di rispondere a questa domanda e lo faccio anche grazie alla collaborazione continua che ho e che abbiamo con Pierluigi Ussorio, il nostro Direttore della Preparazione Olimpica e Paralimpica. Gli atleti paralimpici vanno sostenuti sia sulle linee sia fuori dalle linee, ma questo non è un peso, anzi: è un valore aggiunto, che tutti noi portiamo avanti in continuità ormai da due anni. Il gruppo di lavoro è in totale simbiosi e in futuro l'idea è quello di allargarlo, con la volontà di aggiungere nuovi atleti e atlete alla nazionale. Trovare le parole giuste per esprimere il senso di gratitudine verso i tecnici e gli atleti è quasi difficile, perché quello che tutti fanno per gli altri è sportivamente e umanamente emozionante. I risultati nelle gare poi arrivano anche da una base di partenza come questa".

Tu sei il Commissario Tecnico della squadra, la figura probabilmente più vicina ai tiratori, ci racconti com'è vivere a contatto con loro la quotidianità: i loro sogni, le loro tensioni, ma anche le loro difficoltà legate spesso a un mondo che non è facile da vivere per una persona con disabilità?
"I ragazzi e le ragazze che compongono la nazionale sanno inevitabilmente di non essere autonomi al 100%. Questo però per loro non diventa un punto di debolezza, ma una specie di piattaforma iniziale su cui lavorare per far capire anche al gruppo dei tecnici di cosa hanno bisogno. Vivere il percorso verso le Paralimpiadi è una cosa speciale, sia per chi ci è già stato sia per chi è alla sua prima esperienza in un palcoscenico del genere. La pratica del tiro, che sia per gli allenamenti o per le gare, aiuta i ragazzi ad uscire dalla loro routine, dove le difficoltà di tutti i giorni affiorano. In tante trasferte, la cosa più difficile che ho riscontrato è quella legata al momento serale e al prendere sonno, per questo siamo sempre a disposizione sino all'ultimo momento della giornata, anche perché prima di addormentarsi in tanti fanno riflessioni sulle loro vite".

In questi anni qual è stato il momento più difficile, sia sulle linee di tiro sia fuori dai poligoni, e qual è stato il momento più bello della vostra esperienza in nazionale?
"Senza ombra di dubbio il momento del lockdown legato al Covid è stato il momento più brutto degli ultimi cinque anni: ci siamo sentiti davvero distanti, privati di qualcosa che ci faceva stare bene e che purtroppo ci ha costretto a un momento di separazione e attesa del quale non sapevamo nulla. Per quanto riguarda i momenti belli direi, in generale, quelli legati alle trasferte: vincere medaglie, ottenere slot paralimpiche e poi tornare avendo qualcosa da raccontare ai nostri cari è qualcosa che ci lega ancora di più e ci fa stare bene. Quelle scariche di adrenalina ci fanno sentire ancora più coinvolti in un progetto che riteniamo fondamentale".

Nella foto: il CT della Nazionale Italiana Paralimpica Giuseppe Ugherani e il Direttore della Preparazione Olimpica e Paralimpica Pierluigi Ussorio all'interno del poligono di Châteauroux nei giorni che precedono Parigi 2024 (Credits / UITS)