Sei partecipazioni ai Giochi Olimpici come tiratore di carabina, due finali all’attivo, ad Atene 2004 e Rio de Janeiro 2016, oggigiorno punto di riferimento della Nazionale Italiana di Tiro a Segno in un’altra veste, quella di allenatore. Marco De Nicolo è uno dei nuovi volti del coaching staff del Tiro a Segno italiano. Un’avventura iniziata due anni e mezzo fa, ma che l’ha subito proiettato in ruolo strategico, quello di mentore di una squadra talentuosa ma altrettanto giovane.
“Sono dovuto ripartire da zero”, ha ammesso De Nicolo. – “Per rivestire questo ruolo non è pensabile fare diversamente. Certamente ho cercato di trasferire le mie esperienze alla squadra ma questo non è sufficiente: ho dovuto rimettermi in gioco, reinventarmi in tempi anche abbastanza ristretti, perché gli atleti avevano bisogno di un allenatore completo e non potevano aspettare la mia maturazione. Ho imparato a vivere le competizioni rilassato, ad essere un supporto alla giusta distanza, perché loro devono vedere in me una guida e non un compagno”.
Nel suo bilancio al giro di boa delle competizioni di Tiro a Segno, De Nicolo si è soffermato sulle performance della carabina azzurra nei contest da 10 metri. “Siamo orgogliosi della squadra e in particolare del percorso fatto. Danilo Dennis Sollazzo è un talento giovanile di primo livello, che ha dovuto convivere col fardello della grande promessa, ma che ha saputo gestire tutto ciò in maniera impeccabile. Ha tuttora dei margini di crescita, infatti non è felicissimo del risultato della finale. E’ chiaramente consapevole del suo valore, ma si è gestito bene ed è stato gestito bene dal nostro staff. Non è la prima volta che un tiratore resta vittima del suo talento ma non è il suo caso, anche grazie alla crescita dei suoi compagni, in primis Edoardo Bonazzi”.
Proprio la crescita di Bonazzi, che a livello giovanile non aveva di certo le credenziali del baby fenomeno, è motivo di orgoglio per tutta la squadra di Carabina. Il tiratore alessandrino ha mancato la finale Olimpica per soli 3 decimi di punto. “Edoardo è un ragazzo che ha lavorato tantissimo su se stesso. Ha una grazie applicazione e tanta voglia di imparare. Avrebbe meritato la finale ma la prestazione resta ed è stata di eccellente livello internazionale. Barbara (Gambaro) è più esperta ma anche lei era all’esordio Olimpico. Il suo percorso credo meriti di essere raccontato per quanto é ricco di emozioni, di passaggi, inciampi e risalite fino all’obiettivo di una carriera: partecipare ai Giochi Olimpici”.
De Nicolo si è lasciato andare anche a un confronto tra diverse epoche della squadra azzurra. “Sollazzo e Bonazzi sono molto più forti di me alla stessa età. Io sono arrivato quinto come Danilo alle Olimpiadi, con una differenza: per me rappresentava una vittoria, lui invece non è contento della sua prova. Ai miei tempi era un po’ diverso, dovevi rubare con gli occhi, imparare dai tuoi compagni, mentre oggi esiste una struttura tecnica molto più robusta che ti può aiutare a realizzare i sogni, se la tua volontà è provarci”.
Da domani, gli azzurri saranno impegnati nelle qualifiche della Carabina 3P. De Nicolo è fiducioso sulle loro possibilità: “Per Barbara si tratta della gara preferita, sono sicuro che darà fondo a tutte le energie, così come Danilo ed Edoardo. Bonazzi ha fatto due finali in questa disciplina negli ultimi anni, altre volte ci è andato vicino. Non è la sua disciplina principe ma può dire la sua. Sollazzo non è tra i favoriti ma col talento che si ritrova può fare qualsiasi cosa”.
Foto: Marco De Nicolo abbraccia Danilo Dennis Sollazzo dopo il 5° posto nella finale olimpica (Credits / Ferdinando Mezzelani - gmt)